mercoledì 31 agosto 2016

Camminare per essere umani

Ho letto una bella citazione di Alberto Sordi e vorrei condividerla con voi.

Una volta anche solo il fatto di andare a piedi, di salutarsi, di sentirsi parte di una società, aiutava a essere più umani.

Ho terminato il Cammino di Santiago da una settimana e ancora mi sento sospeso in una bolla felice. Vivo le giornate nella speranza che nessuno, me compreso, faccia scoppiare quella bolla facendomi precipitare nella realtà quotidiana. Mi aggrappo ai ricordi, mi concentro sulla memoria dell'esperienza vissuta e cerco di resistere. 
Faccio bene? Temo di no e vi spiego il perché.
Più ci penso e più mi rendo conto che il Cammino di Santiago ti offre un grande insegnamento: il camminare è un modo per essere più umani e tale umanità non può essere circoscritta nel piccolo ambito dell'esperienza vissuta. Durante le lunghe camminate verso Santiago, ci si sente di appartenere alla Terra, di essere figli di uno stesso universo fatto di pulviscolo raggrumato in oggetti e esseri viventi. Ci si sente felici. Il compito di chi cammina è, però, quello di portare sempre con sé l'umanità riscoperta, la propria felicità contagiosa. Il quotidiano ci assale? E noi resistiamo.
Belle parole, non è vero? Mi aggrappo ai ricordi, mi concentro sulla memoria dell'esperienza vissuta e cerco di resistere. Speriamo.

lunedì 1 agosto 2016


CAMMINARE PER PENSARE E IMMAGINARE.

Che rapporto c'è tra il camminare e la creatività? Difficile argomentare una risposta che possa dare forza alle ragioni dei camminanti senza nulla togliere a chi preferisce attività più sedentarie. Io stesso amo a volte star fermo e poltrire e non per questo smetto di creare e immaginare. Il camminare, però, sembra ricordare agli uomini, di un tempo in cui erano nomadi e in cui le donne cullavano il sonno dei bambini col passo cadenzato dei luoghi trasferimenti. Il camminare è un gesto antico e pieno di fascino. 
Bruce Chatwin, il grande scrittore inglese morto nel 1989, non poteva smettere di camminare e pensava che il nomadismo fosse una condizione naturale dell'uomo. La moglie, che ho avuto modo di intervistare alcuni anni fa (guarda), mi disse che Bruce non riusciva a pensare se non camminava. 
Da un po' di tempo sperimento su di me gli effetti benefici del camminare. Lo faccio per raggiungere luoghi, ma anche per il puro gusto  di farlo, di trasformare continuamente la prospettiva dei panorami che incontro in flusso continuo che mi sembra assomigli alla vita molto più che la statica contemplazione. 
Il poeta Kavafis ci dice che Itaca non è solo una meta, ma soprattutto il motivo del nostro andare, il luogo dove arriveremo carichi di tutti i tesori raccolti lungo il cammino.
Presto affronterò il Cammino di Santiago. Vi racconterò dei tesori che la strada vorrà darmi.