CAMMINARE PER PENSARE E IMMAGINARE.
Che rapporto c'è tra il camminare e la creatività? Difficile argomentare una risposta che possa dare forza alle ragioni dei camminanti senza nulla togliere a chi preferisce attività più sedentarie. Io stesso amo a volte star fermo e poltrire e non per questo smetto di creare e immaginare. Il camminare, però, sembra ricordare agli uomini, di un tempo in cui erano nomadi e in cui le donne cullavano il sonno dei bambini col passo cadenzato dei luoghi trasferimenti. Il camminare è un gesto antico e pieno di fascino.
Bruce Chatwin, il grande scrittore inglese morto nel 1989, non poteva smettere di camminare e pensava che il nomadismo fosse una condizione naturale dell'uomo. La moglie, che ho avuto modo di intervistare alcuni anni fa (guarda), mi disse che Bruce non riusciva a pensare se non camminava.
Da un po' di tempo sperimento su di me gli effetti benefici del camminare. Lo faccio per raggiungere luoghi, ma anche per il puro gusto di farlo, di trasformare continuamente la prospettiva dei panorami che incontro in flusso continuo che mi sembra assomigli alla vita molto più che la statica contemplazione.
Il poeta Kavafis ci dice che Itaca non è solo una meta, ma soprattutto il motivo del nostro andare, il luogo dove arriveremo carichi di tutti i tesori raccolti lungo il cammino.
Presto affronterò il Cammino di Santiago. Vi racconterò dei tesori che la strada vorrà darmi.
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