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mercoledì 8 marzo 2017

Cosa imparare dalla memoria teatrale?

Cosa imparare dalla memoria teatrale?

Da un po' di tempo mi domando con insistenza come sia possibile che io riesca a ricordare tutti i copioni dei miei spettacoli pieni di nomi e di connessioni e che dimentichi con la stessa leggerezza cose della vita quotidiana estremamente utili e importanti. A volte mi rispondo che la presunta utilità degli accadimenti quotidiani è più una nostra costruzione mentale che una verità acclarata. Altre volte mi dico che probabilmente è l'età a far strage fra le sinapsi. Fatto sta che la mia memoria sembra essersi fatta molto selettiva, ricordando e dimenticando secondo un suo schema particolare a me ignoto. Proprio per cercare di fare chiarezza mi dico e dico a chi avesse la bontà di leggere, che la memoria teatrale è una memoria complessa fatta di voce, suono, corpo e emozione e che basta che uno di questi elementi manchi o venga semplicemente variato per far crollare l'intera impalcatura. Un esempio tipico è il momento delle prove di uno spettacolo in cui ci si alza dal tavolo in cui si è letto e memorizzato il testo per cominciare ad aggiungere i movimenti. Tutto ciò che avevamo imparato salta, i riferimenti mnemonici non esistono più. Semplicemente dimentichiamo. Sembra quasi che si debba ricominciare tutto daccapo. Eppure, appena quel testo si incolla al gesto, ecco riapparire la memoria indissolubilmente fusa al corpo e alle emozioni. 
Quale morale possiamo ricavare da questo esempio? Che la memoria ti avverte di ciò che è importante nella vita trattenendo ciò che merita di essere trattenuto. Ma ci dice anche che nulla può essere conservato se non in fusione totale con il corpo, l'emozione, la passione e i luoghi. 
Sarebbe bello se tutti ci trasformassimo in veri e propri "Atleti del cuore".

lunedì 25 gennaio 2016


Il corpo dell'attore e il mimo di Decroux.
Parte 3: ogni movimento è energia

E' necessario, prima di proseguire con gli esercizi, soffermarci sul concetto fondamentale di "energia". Ogni movimento è energia non solo per ciò che sprigiona in termini di forza, ma soprattutto in termini di intenzione. Per un attore la parola "intenzione" indica il senso profondo di una azione teatrale, ciò che differenzia una azione da un'altra. Se abbracciamo qualcuno, ad esempio, tale abbraccio assume un aspetto fisico diverso a seconda dell'intenzione che lo provoca: amore, disperazione, affetto, paura e così via. Non tutti gli abbracci sono uguali e ovviamente tutti i movimenti sono differenti. Sapere controllare e distinguere l'energia che determina una azione è di conseguenza una funzione fondamentale per ogni attore. In tutti gli esercizi chiedo energia. Nella fase tecnica, quando si impara ad usare il corpo sulla scena, non è necessario modellare l'energia, a meno che ciò non sia richiesto dall'esercizio stesso. Ad esempio se stiamo abbracciando qualcuno dobbiamo sapere perché. Ciò che risulta importante invece è fare in modo che l'energia fisica non sia bloccata in alcuni punti del corpo. Quando qualcuno ci appare goffo è solo perché una parte del suo corpo non è libera abbastanza per far fluire l'energia attraverso tutti i muscoli. In parole povere, nelle lezioni tecniche dobbiamo imparare a muovere il corpo con libertà e lasciare che le energie fisiche non si blocchino. Vi è un aspetto fisico, certamente, ma non è l'unico fattore in gioco, altrimenti solo fisici atletici potrebbero fare teatro. L'atro aspetto che entra in gioco, affinché l'energia degli attori sia chiara e pulita, è la verità dell'intenzione. Bisogna essere tutt'uno con ciò che si sta facendo e con l'esercizio richiesto. Così come avevo detto a proposito del respiro, bisogna seguire con molta cura le indicazioni del maestro, bisogna incanalare l'energia e portarla a compimento. Anche se si tratta di un semplice esercizio tecnico. In questa maniera insegneremo al corpo ad essere vero, semplice e sincero. Come è stato già detto, l'attore è un atleta del cuore.
Credo sia chiaro da quanto ho scritto fino adesso in questa e nelle lezioni precedenti, che il rapporto allievo-maestro è fondamentale. In Oriente tutto ciò sarebbe chiaro sin dalle prime parole, ma nel nostro mondo occidentale i concetti di energia, respiro, sincerità del movimento, purezza dell'intenzione, assumono un'aria quasi mistica, vagamente "new age" nell'aspetto più deteriore. Affidatevi ad un maestro, sceglietelo con cura, fatevi scegliere da lui e abbandonatevi alle sue lezioni. Avrete tutto il tempo per trovare di meglio in futuro se ciò sarà necessario. L'energia va trovata innanzitutto nei punti più profondi del nostro corpo e per fare ciò abbiamo bisogno di un maestro che sappia scavare con noi. La mia maestra, Anne Dennis, era gentile e ferma, credibile e autorevole. Aveva energia. Senza di lei non farei ciò che faccio.
Esercizio pratico di energia del corpo teatrale.
Per mettere in pratica quanto appena detto, ecco un esercizio molto semplice. Mettetevi in piedi in seconda posizione e in grado zero. Allungate il braccio destro sulla testa e il sinistro in basso verso terra. Senza fare alcuna rotazione del corpo, portate il braccio destro verso sinistra facendo flettere il corpo e piegando la gamba sinistra. I due piedi sono piantati a terra e ciò a cui dovremo fare attenzione è che l'energia fluisca dalla punta del piede sino alla punta della mano destra attraverso l'intero corpo flesso ed esteso a sinistra. Rimanete in questa estensione senza stirare eccessivamente (siamo "solo" atleti del cuore, ricordate) per otto tempi e inspirando portiamo l'esercizio al lato opposto cambiando la posizione delle braccia, Fate una serie di quattro e alla fine tornate al grado zero. Ricordatevi di non andare mai in apnea in nessun momento. Molto spesso per assicurarmi di ciò, chiedo ai miei allievi di parlare durante l'esercizio. Chi parla respira! Questo allungamento è un ottimo riscaldamento e ci fa capire praticamente cosa significhi lasciare che l'energia fluisca lungo tutto il corpo.
Chiunque abbia bisogno di delucidazioni può lasciare un commento.

Sandro Dieli

Lezione precedente - Lezione successiva

mercoledì 20 gennaio 2016


Il corpo dell'attore e il mimo di Decroux.
Parte 1: stare in piedi e respirare

Comincio questa prima lezione con un avvertimento che può sembrare una banalità: ricordatevi di respirare sempre. Il corpo dell'attore non può infatti mai interrompere il flusso della inspirazione e della espirazione senza perdere la sua forza. L'osservazione, credetemi, non è banale avendo visto nei miei lunghi anni di insegnamento una infinità di allievi in apnea al primo esercizio di movimento. Una delle cose più complicate per un attore alle prime armi è quella di mettere assieme in maniera armoniosa il gesto e la respirazione. Mi sentirei di dare una regola generale che vale per tutti: ogni movimento dell'attore sulla scena va accompagnato da un respiro. Da allievo ricordo perfettamente la respirazione di Marcel Marceau che accompagnava i suoi gesti e i sui esercizi tecnici.
Il problema del respiro tranquillo necessario per stare sulla scena è che tale respiro deve fluire in un corpo mai abbandonato. Non dico che bisogna stare in tensione, ma che il corpo deve sempre avere una energia che lo sostiene. In gergo tecnico si dice che l'attore da fermo è in "grado zero". Il corpo fermo combatte sempre contro la gravità e non può mai abbandonarsi a se stesso. Per ottenere ciò fate il seguente esercizio. Mettetevi in piedi e immaginate una energia che dai piedi vi attraversi la spina dorsale per uscire all'altezza del retro della testa e per proseguire in alto senza fine. Raggiungere tale sensazione non è facile e avrete bisogno di molta concentrazione. Fate attenzione a non irrigidire il collo e non alzare il mento. Spesso, durante le mie lezioni parlo di un fantomatico signore che con un gancio ci prende da sopra la nuca e ci manovra come un puparo. Ecco, dovremo sentirci come appesi e con il peso del corpo sempre leggermente in avanti. Fate attenzione infatti a non mettere tutto il peso del corpo sui talloni. Datevi tempo per capire tutti i passaggi che vi ho appena spiegato, non affrettate nulla, studiatevi e sentite ogni dettaglio e ogni punto del corpo.
Adesso che siete correttamente nel vostro"grado zero", potete concentrarvi sulla respirazione. 
Ogni volta che inspirate dovete sentire che la parte della pancia appena sotto il plesso solare si gonfia come un palloncino. Continuate ad inalare senza forzare e quando avrete il massimo di aria nei polmoni, espirate spingendo lo stesso punto della pancia per svuotarvi. Molto spesso, questo esercizio, che appare semplicissimo, viene viziato da un errore, quello di cominciare il respiro dal petto o addirittura dalle spalle. E' come se volessimo riempire solo metà di un recipiente, mentre i polmoni dell'attore devono lavorare a pieno regime per permettergli di muoversi e di di parlare. Se avete difficoltà a capire come fare, distendetevi per terra a pancia in su e provate ancora. Normalmente questa posizione permette di liberare il respiro. Non appena avrete capito come fare (ci vuole molto tempo e molta pazienza), rimettetevi in "grado zero" e ricominciate. Il respiro ottimale è regolare, lungo e riempie i polmoni completamente sino alle spalle (che devono rigorosamente stare ferme e rilassate). 
Ripeto: datevi del tempo per capire come funziona la vostra respirazione. Abituatevi a non fare apnee e rimanere rilassati. Appena pronti potrete passare al prossimo compito, un respiro abbinato ad un movimento.