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sabato 6 febbraio 2016


Il teatro in TV: possibile?
Quando ero bambino in televisione si poteva vedere il teatro. 
I classici venivano messi in onda da attori di grande fama e bravura, i registi erano fra i migliori in circolazione e la recitazione non concedeva quasi nulla alla televisione e ai suoi sussurri. La cosa durò alcuni anni, abbastanza evidentemente perché qualcosa del teatro mi parlasse dentro e mi facesse scegliere in tempi successivi di diventare un professionista. Non ricordo quanti anni siano stati. Molti forse, ma poi la cosa finì. Il teatro smise di essere messo in onda in televisione e scomparve quasi del tutto. Del teatro non si vedevano più le messe in scena, ma di teatro si parlava. Si vedeva addirittura cosa accadeva prima, nel corso delle prove, ma all'apertura del sipario, un altro ideale sipario si chiudeva e per i telespettatori lo spettacolo finiva.
Voglio Teatro! Reality teatro television.
Qualcuno diceva che era un modo per salvaguardare il teatro, perché la televisione non lo uccidesse. Erano scuse. Del teatro non importava niente a nessuno. E poi se anche avesse rubato qualche spettatore,  avrebbe in ogni caso creato l'interesse e ampliato la base del pubblico potenziale. Come è accaduto a me. 
Per questo motivo ho pensato di realizzare un reality che usi il teatro come strumento di conoscenza personale e degli altri. Il teatro dà e guida le emozioni, esattamente come accade nella vita reale. Ecco allora "Voglio Teatro!", (credo) il primo reality teatrale. Il meccanismo, come si vede nel video della prima puntata (cliccate sul frame sopra o qui), è semplice. Un gruppo di persone decide di passare attraverso l'esperienza di una messa in scena per i motivi più diversi, e per fare ciò ha bisogno che arrivi io con Teatro d'Appartamento. La relazione, il confronto con dei professionisti del teatro risolve alcuni problemi tecnici e ne mette in luce altri, creando a catena ostacoli e soluzioni. In questo primo caso abbiamo alcune persone delle professioni più diverse, che decidono di provarsi attori. Si vedranno le prove, le difficoltà, i desideri di affermazione, le timidezze, gli ostacoli e ciò che si può sperimentare quando ci si trasforma in attori. Il tutto  a Barcellona. Per questo motivo la lingua usata è lo spagnolo (e un tocco di catalano), ma credo che chiunque possa capire ciò che avviene. Buona visione, allora, e ditemi cosa ne pensate.
Ultima notazione. Sarà un caso che abbia potuto realizzare il programma a Barcellona e non in Italia?
A posteri...

domenica 31 gennaio 2016


Cosa ho imparato da Marcel Marceau? Il teatro loquace.

Nel 1982, al ritorno da una lunga permanenza a Londra durante la quale avevo studiato mimo, mi fermai a Montepulciano per partecipare al seminario che Marcel Marceau teneva nell'ambito del Cantiere d'Arte. Ogni lezione era di 6 ore, 3 ore teoriche e 3 pratiche. Per me era un'occasione unica per mettere in pratica quanto imparato nei corsi londinesi con la mia maestra Anne Dennis. Ero eccitatissimo all'idea di conoscere quel mito assoluto del teatro e del mimo e non vedevo l'ora di cominciare. La prima lezione fu una vera sorpresa. Durante la parte teorica del corso il maestro parlò ininterrottamente per tutte e 3 le ore della lezione senza mai interrompersi e lasciando pochissimo spazio agli allievi. Marceau era magnetico e raccontava una infinità di aneddoti sul teatro e sulla sua vita, non ci si annoiava. Ogni volta così per 12 giorni. Fu allora che scoprii che Marcel Marceau, il grande maestro del mimo, l'uomo che affascinava le platee senza mai aprire bocca, era logorroico. Mi ricordai allora di quel film di Mel Brooks dal titolo "Silent movie", in cui nessuno degli attori parlava simulando un film del cinema muto. Mel Brooks vestiva i panni di un regista alla ricerca di protagonisti della pellicola che avrebbe voluto girare. Su un'auto decappottabile si recava a casa delle star hollywoodiane cercando di strappare loro l'assenso a partecipare alle riprese. Erano solo dei "no", silenziosi dinieghi in cartelli neri bordati secondo lo stile del cinema muto. Di un solo attore si sentì la voce, la sonora risposta negativa, comico stravolgimento dell'assioma per cui nessuno avrebbe dovuto parlare in un "Silent movie". Marcel Marceau pronunciò un secco e forte "no" alla fine di una delle sue fantastiche pantomime di stile che rappresentava un uomo che cammina contro il vento.
Parola e movimento a teatro.
Non fu in quella occasione che mi venne il dubbio, ma certamente un germe nascosto si impadronì di me e lavorò silenzioso (è il caso di dirlo) fino a quando non decisi che anche io avrei parlato in scena. Non si tratta di un argomento da poco. La mia scuola di mimo era rigorosamente fedele alla grammatica e ai dettami teatrali di Decroux. Per lui la parola in scena era una ferita alla purezza del gesto, così come la musica di sottofondo e qualsiasi altro orpello. Marceau, che aveva studiato con Decroux, venne buttato fuori dalla sua scuola quando decise di mettere in scena i suoi spettacoli da solo, riportando il mimo alla pantomima ottocentesca e tradendo tutte le regole imposte dal maestro. Una mondanità inaccettabile per il maestro. Eppure la storia ci ha lasciato l'immagine di Marceau come del più grande mimo mai nato e di Decroux pochi sanno. 
Quando Michele Perriera mi chiese di prendere il ruolo di Pistola nel suo Kean nel 1987, io cominciai a parlare in scena. Michele risvegliò il germe silenzioso della parola inoculato suo malgrado da Marceau e a da allora non smisi più. Gesto e parola si unirono da allora e vissero per sempre felici e contenti

lunedì 25 gennaio 2016


Il corpo dell'attore e il mimo di Decroux.
Parte 3: ogni movimento è energia

E' necessario, prima di proseguire con gli esercizi, soffermarci sul concetto fondamentale di "energia". Ogni movimento è energia non solo per ciò che sprigiona in termini di forza, ma soprattutto in termini di intenzione. Per un attore la parola "intenzione" indica il senso profondo di una azione teatrale, ciò che differenzia una azione da un'altra. Se abbracciamo qualcuno, ad esempio, tale abbraccio assume un aspetto fisico diverso a seconda dell'intenzione che lo provoca: amore, disperazione, affetto, paura e così via. Non tutti gli abbracci sono uguali e ovviamente tutti i movimenti sono differenti. Sapere controllare e distinguere l'energia che determina una azione è di conseguenza una funzione fondamentale per ogni attore. In tutti gli esercizi chiedo energia. Nella fase tecnica, quando si impara ad usare il corpo sulla scena, non è necessario modellare l'energia, a meno che ciò non sia richiesto dall'esercizio stesso. Ad esempio se stiamo abbracciando qualcuno dobbiamo sapere perché. Ciò che risulta importante invece è fare in modo che l'energia fisica non sia bloccata in alcuni punti del corpo. Quando qualcuno ci appare goffo è solo perché una parte del suo corpo non è libera abbastanza per far fluire l'energia attraverso tutti i muscoli. In parole povere, nelle lezioni tecniche dobbiamo imparare a muovere il corpo con libertà e lasciare che le energie fisiche non si blocchino. Vi è un aspetto fisico, certamente, ma non è l'unico fattore in gioco, altrimenti solo fisici atletici potrebbero fare teatro. L'atro aspetto che entra in gioco, affinché l'energia degli attori sia chiara e pulita, è la verità dell'intenzione. Bisogna essere tutt'uno con ciò che si sta facendo e con l'esercizio richiesto. Così come avevo detto a proposito del respiro, bisogna seguire con molta cura le indicazioni del maestro, bisogna incanalare l'energia e portarla a compimento. Anche se si tratta di un semplice esercizio tecnico. In questa maniera insegneremo al corpo ad essere vero, semplice e sincero. Come è stato già detto, l'attore è un atleta del cuore.
Credo sia chiaro da quanto ho scritto fino adesso in questa e nelle lezioni precedenti, che il rapporto allievo-maestro è fondamentale. In Oriente tutto ciò sarebbe chiaro sin dalle prime parole, ma nel nostro mondo occidentale i concetti di energia, respiro, sincerità del movimento, purezza dell'intenzione, assumono un'aria quasi mistica, vagamente "new age" nell'aspetto più deteriore. Affidatevi ad un maestro, sceglietelo con cura, fatevi scegliere da lui e abbandonatevi alle sue lezioni. Avrete tutto il tempo per trovare di meglio in futuro se ciò sarà necessario. L'energia va trovata innanzitutto nei punti più profondi del nostro corpo e per fare ciò abbiamo bisogno di un maestro che sappia scavare con noi. La mia maestra, Anne Dennis, era gentile e ferma, credibile e autorevole. Aveva energia. Senza di lei non farei ciò che faccio.
Esercizio pratico di energia del corpo teatrale.
Per mettere in pratica quanto appena detto, ecco un esercizio molto semplice. Mettetevi in piedi in seconda posizione e in grado zero. Allungate il braccio destro sulla testa e il sinistro in basso verso terra. Senza fare alcuna rotazione del corpo, portate il braccio destro verso sinistra facendo flettere il corpo e piegando la gamba sinistra. I due piedi sono piantati a terra e ciò a cui dovremo fare attenzione è che l'energia fluisca dalla punta del piede sino alla punta della mano destra attraverso l'intero corpo flesso ed esteso a sinistra. Rimanete in questa estensione senza stirare eccessivamente (siamo "solo" atleti del cuore, ricordate) per otto tempi e inspirando portiamo l'esercizio al lato opposto cambiando la posizione delle braccia, Fate una serie di quattro e alla fine tornate al grado zero. Ricordatevi di non andare mai in apnea in nessun momento. Molto spesso per assicurarmi di ciò, chiedo ai miei allievi di parlare durante l'esercizio. Chi parla respira! Questo allungamento è un ottimo riscaldamento e ci fa capire praticamente cosa significhi lasciare che l'energia fluisca lungo tutto il corpo.
Chiunque abbia bisogno di delucidazioni può lasciare un commento.

Sandro Dieli

Lezione precedente - Lezione successiva

venerdì 22 gennaio 2016


Il corpo dell'attore e il mimo di Decroux.
Parte 2: un movimento, un respiro

L'esercizio che adesso chiederò di fare può sembrare semplicissimo, ma non lo è. Innanzitutto devo premettere una considerazione generale. Tutti gli esercizi devono essere svolti esattamente per come vengono indicati, non tanto perché quel dato esercizio determini una conoscenza fondamentale per la formazione dell'attore, quanto per una autodisciplina a cui è necessario abituarsi. Se il maestro dà delle regole, queste vanno seguite. L'allievo potrà sperimentare quanto il suo corpo saprà adattarsi alle indicazioni e quanto no. Uno dei limiti a cui va incontro un allievo e l'incapacità di capire la distanza tra ciò che immagina di fare e ciò che fa realmente. Per questo motivo è assolutamente fondamentale seguire alla lettera le indicazioni e le regole dell'esercizio e adattarvisi.
Torniamo all'esercizio.
Ci si mette in "grado zero" (vedi parte 1), piedi in prima posizione 
e si comincia a respirare come indicato nella parte 1. Appena il respiro sarà calmo e completo si comincerà ad abbinare un pliè espirando e un relevè inspirando. Si faccia attenzione che ogni respiro duri esattamente quanto il movimento, né più né meno e che non ci sia alcuna apnea in mezzo. In poche parole il corpo andrà su e giù armoniosamente accompagnato dal respiro. Altra cosa a cui fare assolutamente caso è che il ginocchio sia sempre in linea con il piede e che la schiena rimanga sempre in asse. Nessuna inclinazione del busto o del bacino. Andate in pliè quanto vi permette il vostro corpo e non esagerate. Se riuscirete a fare questo semplice esercizio sarete già  metà dell'opera. Terminate l'esercizio nel punto più alto del relevè, in punta di piedi e mantenete l'equilibrio. Non dimenticate di continuare a respirare regolarmente secondo il ritmo impartito durante l'esercizio. Alla fine tornate al "grado zero" e rilassatevi.
Per riassumere. Il compito è quello di abbinare un movimento ad un respiro evitando di concludere uno prima dell'altro. Non sarà facile, credetemi. Dopo sarete pronti per un nuovo esercizio.

mercoledì 20 gennaio 2016


Il corpo dell'attore e il mimo di Decroux.
Parte 1: stare in piedi e respirare

Comincio questa prima lezione con un avvertimento che può sembrare una banalità: ricordatevi di respirare sempre. Il corpo dell'attore non può infatti mai interrompere il flusso della inspirazione e della espirazione senza perdere la sua forza. L'osservazione, credetemi, non è banale avendo visto nei miei lunghi anni di insegnamento una infinità di allievi in apnea al primo esercizio di movimento. Una delle cose più complicate per un attore alle prime armi è quella di mettere assieme in maniera armoniosa il gesto e la respirazione. Mi sentirei di dare una regola generale che vale per tutti: ogni movimento dell'attore sulla scena va accompagnato da un respiro. Da allievo ricordo perfettamente la respirazione di Marcel Marceau che accompagnava i suoi gesti e i sui esercizi tecnici.
Il problema del respiro tranquillo necessario per stare sulla scena è che tale respiro deve fluire in un corpo mai abbandonato. Non dico che bisogna stare in tensione, ma che il corpo deve sempre avere una energia che lo sostiene. In gergo tecnico si dice che l'attore da fermo è in "grado zero". Il corpo fermo combatte sempre contro la gravità e non può mai abbandonarsi a se stesso. Per ottenere ciò fate il seguente esercizio. Mettetevi in piedi e immaginate una energia che dai piedi vi attraversi la spina dorsale per uscire all'altezza del retro della testa e per proseguire in alto senza fine. Raggiungere tale sensazione non è facile e avrete bisogno di molta concentrazione. Fate attenzione a non irrigidire il collo e non alzare il mento. Spesso, durante le mie lezioni parlo di un fantomatico signore che con un gancio ci prende da sopra la nuca e ci manovra come un puparo. Ecco, dovremo sentirci come appesi e con il peso del corpo sempre leggermente in avanti. Fate attenzione infatti a non mettere tutto il peso del corpo sui talloni. Datevi tempo per capire tutti i passaggi che vi ho appena spiegato, non affrettate nulla, studiatevi e sentite ogni dettaglio e ogni punto del corpo.
Adesso che siete correttamente nel vostro"grado zero", potete concentrarvi sulla respirazione. 
Ogni volta che inspirate dovete sentire che la parte della pancia appena sotto il plesso solare si gonfia come un palloncino. Continuate ad inalare senza forzare e quando avrete il massimo di aria nei polmoni, espirate spingendo lo stesso punto della pancia per svuotarvi. Molto spesso, questo esercizio, che appare semplicissimo, viene viziato da un errore, quello di cominciare il respiro dal petto o addirittura dalle spalle. E' come se volessimo riempire solo metà di un recipiente, mentre i polmoni dell'attore devono lavorare a pieno regime per permettergli di muoversi e di di parlare. Se avete difficoltà a capire come fare, distendetevi per terra a pancia in su e provate ancora. Normalmente questa posizione permette di liberare il respiro. Non appena avrete capito come fare (ci vuole molto tempo e molta pazienza), rimettetevi in "grado zero" e ricominciate. Il respiro ottimale è regolare, lungo e riempie i polmoni completamente sino alle spalle (che devono rigorosamente stare ferme e rilassate). 
Ripeto: datevi del tempo per capire come funziona la vostra respirazione. Abituatevi a non fare apnee e rimanere rilassati. Appena pronti potrete passare al prossimo compito, un respiro abbinato ad un movimento.