domenica 24 gennaio 2016


L'attore Graziano Piazza (NON) fa "Schifo"

Ieri ho visto uno spettacolo (Teatro alla Guilla di Palermo) che ha venti anni di vita e purtroppo non sembra dimostrarli. Il "purtroppo" è d'obbligo visto l'argomento e visto che si parla di immigrazione.  "Purtroppo" nulla sembra essere cambiato in tutto questo tempo.
Il teatro racconta la realtà.
Nel monologo, "Schifo" di Robert Schneider con la regia di Cesare Lievi, chi parla è un immigrato che vende rose come molti altri e che travolge gli interlocutori, il pubblico con un flusso di pensieri e parole che raccontano di lui e del suo rapporto con la Germania in cui vive. Sad, il suo nome, è irregolare, vende rose illegalmente e tutta la sua vita sembra scorrere in un limbo di illegalità dove lui non sembra esistere se non per quelle parole che condivide col pubblico. Le parole sono così importanti per Sad che con i primi soldi guadagnati col commercio di rose, decide di comprare un vocabolario arabo-tedesco. Le parole, dunque, diventano la sostanza dell'uomo, dello spettacolo e della densa aria che si respira nel teatro. Il pubblico trattiene il respiro e si lascia travolgere dal flusso di pensieri. Graziano Piazza, bravissimo, parla con un verosimile accento arabo e verosimile è il suo aspetto. Tanto verosimile da non essere riconosciuto quando all'ingresso del teatro tenta di vendere rose all'ignaro pubblico. Tanto verosimile da essere affrontato da un ragazzo del quartiere che gli intima di andarsene perché nella zona decide lui chi può o non può vendere le rose. Tanto verosimile da dover svelare il travestimento per non rischiare danni fisici. Perché l'immigrato che vende le rose è un po' uno "Schifo" per tutti, adesso come venti anni fa. In questo corto circuito tra realtà e teatro, il pubblico reagisce con sgomento e si domanda finalmente chi faccia veramente schifo. Perché a volte non è "l'altro" a far schifo, ma colui che così maledettamente ti somiglia. E forse quel pezzo di te che non sa venire a patti con il diverso.

Graziano Piazza e Maddalena Crippa sono in scena dal 3 a 7 marzo al teatro Biondo di Palermo in "Lampedusa Way" scritto e diretto da Lina Prosa. 

venerdì 22 gennaio 2016


Il corpo dell'attore e il mimo di Decroux.
Parte 2: un movimento, un respiro

L'esercizio che adesso chiederò di fare può sembrare semplicissimo, ma non lo è. Innanzitutto devo premettere una considerazione generale. Tutti gli esercizi devono essere svolti esattamente per come vengono indicati, non tanto perché quel dato esercizio determini una conoscenza fondamentale per la formazione dell'attore, quanto per una autodisciplina a cui è necessario abituarsi. Se il maestro dà delle regole, queste vanno seguite. L'allievo potrà sperimentare quanto il suo corpo saprà adattarsi alle indicazioni e quanto no. Uno dei limiti a cui va incontro un allievo e l'incapacità di capire la distanza tra ciò che immagina di fare e ciò che fa realmente. Per questo motivo è assolutamente fondamentale seguire alla lettera le indicazioni e le regole dell'esercizio e adattarvisi.
Torniamo all'esercizio.
Ci si mette in "grado zero" (vedi parte 1), piedi in prima posizione 
e si comincia a respirare come indicato nella parte 1. Appena il respiro sarà calmo e completo si comincerà ad abbinare un pliè espirando e un relevè inspirando. Si faccia attenzione che ogni respiro duri esattamente quanto il movimento, né più né meno e che non ci sia alcuna apnea in mezzo. In poche parole il corpo andrà su e giù armoniosamente accompagnato dal respiro. Altra cosa a cui fare assolutamente caso è che il ginocchio sia sempre in linea con il piede e che la schiena rimanga sempre in asse. Nessuna inclinazione del busto o del bacino. Andate in pliè quanto vi permette il vostro corpo e non esagerate. Se riuscirete a fare questo semplice esercizio sarete già  metà dell'opera. Terminate l'esercizio nel punto più alto del relevè, in punta di piedi e mantenete l'equilibrio. Non dimenticate di continuare a respirare regolarmente secondo il ritmo impartito durante l'esercizio. Alla fine tornate al "grado zero" e rilassatevi.
Per riassumere. Il compito è quello di abbinare un movimento ad un respiro evitando di concludere uno prima dell'altro. Non sarà facile, credetemi. Dopo sarete pronti per un nuovo esercizio.

mercoledì 20 gennaio 2016


Il corpo dell'attore e il mimo di Decroux.
Parte 1: stare in piedi e respirare

Comincio questa prima lezione con un avvertimento che può sembrare una banalità: ricordatevi di respirare sempre. Il corpo dell'attore non può infatti mai interrompere il flusso della inspirazione e della espirazione senza perdere la sua forza. L'osservazione, credetemi, non è banale avendo visto nei miei lunghi anni di insegnamento una infinità di allievi in apnea al primo esercizio di movimento. Una delle cose più complicate per un attore alle prime armi è quella di mettere assieme in maniera armoniosa il gesto e la respirazione. Mi sentirei di dare una regola generale che vale per tutti: ogni movimento dell'attore sulla scena va accompagnato da un respiro. Da allievo ricordo perfettamente la respirazione di Marcel Marceau che accompagnava i suoi gesti e i sui esercizi tecnici.
Il problema del respiro tranquillo necessario per stare sulla scena è che tale respiro deve fluire in un corpo mai abbandonato. Non dico che bisogna stare in tensione, ma che il corpo deve sempre avere una energia che lo sostiene. In gergo tecnico si dice che l'attore da fermo è in "grado zero". Il corpo fermo combatte sempre contro la gravità e non può mai abbandonarsi a se stesso. Per ottenere ciò fate il seguente esercizio. Mettetevi in piedi e immaginate una energia che dai piedi vi attraversi la spina dorsale per uscire all'altezza del retro della testa e per proseguire in alto senza fine. Raggiungere tale sensazione non è facile e avrete bisogno di molta concentrazione. Fate attenzione a non irrigidire il collo e non alzare il mento. Spesso, durante le mie lezioni parlo di un fantomatico signore che con un gancio ci prende da sopra la nuca e ci manovra come un puparo. Ecco, dovremo sentirci come appesi e con il peso del corpo sempre leggermente in avanti. Fate attenzione infatti a non mettere tutto il peso del corpo sui talloni. Datevi tempo per capire tutti i passaggi che vi ho appena spiegato, non affrettate nulla, studiatevi e sentite ogni dettaglio e ogni punto del corpo.
Adesso che siete correttamente nel vostro"grado zero", potete concentrarvi sulla respirazione. 
Ogni volta che inspirate dovete sentire che la parte della pancia appena sotto il plesso solare si gonfia come un palloncino. Continuate ad inalare senza forzare e quando avrete il massimo di aria nei polmoni, espirate spingendo lo stesso punto della pancia per svuotarvi. Molto spesso, questo esercizio, che appare semplicissimo, viene viziato da un errore, quello di cominciare il respiro dal petto o addirittura dalle spalle. E' come se volessimo riempire solo metà di un recipiente, mentre i polmoni dell'attore devono lavorare a pieno regime per permettergli di muoversi e di di parlare. Se avete difficoltà a capire come fare, distendetevi per terra a pancia in su e provate ancora. Normalmente questa posizione permette di liberare il respiro. Non appena avrete capito come fare (ci vuole molto tempo e molta pazienza), rimettetevi in "grado zero" e ricominciate. Il respiro ottimale è regolare, lungo e riempie i polmoni completamente sino alle spalle (che devono rigorosamente stare ferme e rilassate). 
Ripeto: datevi del tempo per capire come funziona la vostra respirazione. Abituatevi a non fare apnee e rimanere rilassati. Appena pronti potrete passare al prossimo compito, un respiro abbinato ad un movimento.

lunedì 18 gennaio 2016

Il corpo dell'attore e il mimo di Decroux.
Introduzione

Quando si aprì il sipario la platea si riempì di risate di scherno. Come dare loro torto. Gli attori erano seminudi e il loro viso era coperto da uno straccio. Nessuno aveva mai visto una cosa del genere e nessuno poteva immaginare che quella rappresentazione a cui stavano assistendo era l'inizio di una rivoluzione. Alla scuola parigina  "du Vieux Colombier" Etienne Decroux aveva messo in scena il primo esperimento di quello che sarebbe diventato un filone teatrale che avrebbe portato ad esiti straordinariamente nuovi. 
Ma quale era la grande novità? Sarebbe troppo lungo raccontare tutto, ma forse si può dire semplicemente che Decroux seppe costruire una grammatica del corpo che ancora oggi risulta utilissima per gli allievi attori che vogliono calcare le scene professionalmente. L'intuizione di Decroux può essere sintetizzata così: se è vero che tutta la letteratura mondiale può essere trascritta attraverso l'uso di pochi segni (le lettere dell'alfabeto), perché non dare al corpo degli strumenti altrettanto potenti per diventare teatralmente intellegibile? Definì una divisione del corpo in 5 parti e 3 movimenti di base, l'inclinazione, la rotazione e la traslazione. Tali movimenti nella loro infinita articolazione avrebbero permesso al corpo di dire tutto! L'intuizione era geniale, ma avrebbe avuto bisogno di tempo per penetrare il mondo teatrale che nei primi anni del secolo scorso era ancora intriso di vizi ottocenteschi. Decroux aveva bisogno di tempo, di fedeli compagni di strada (ad esempio Jean-Louis Barrault) e di una visione del teatro che superasse l'ordinario. Decroux era un genio e riuscì in tutto ciò, salvo poi congelarsi nella sua stessa grammatica che da strumento si trasformò a poco a poco in fine ultimo della rappresentazione teatrale. Decroux fu un grande teorico e maestro, ma furono altri a conquistare i grandi successi internazionali (Marcel Marceau e lo stesso Barrault).
Da oggi comincerò a scrivere delle lezioni, ovviamente limitate, sulla grammatica del corpo di Decroux, nella speranza che ciò possa essere di aiuto a ricordare il grande maestro e a fornire lo spunto per uno studio più approfondito della corporalità teatrale. Gli attori hanno ancora bisogno di Decroux.


sabato 16 gennaio 2016

Un pezzo di quel "Kean" lo sento mio
Ieri ho visto "Kean" di Michele Perriera al Teatro Biondo di Palermo. Non scrivo per parlare della messa in scena. A quello penseranno i critici e le discussioni del pubblico. Quello che vorrei narrare è il mio pezzetto di "Kean" che ho sentito ieri scorrere dentro di me. Nel 1987 lo stesso Michele Perriera mise in scena lo spettacolo con Lollo Franco come protagonista e con molti attori provenienti dalla sua scuola. Pur avendo frequentato solo alcuni mesi alla scuola del Teates, Michele decise di darmi la parte di Pistola, il giovane attore della compagnia da cui era partita la sfolgorante carriera di Kean e che egli aveva abbandonato per i palcoscenici dorati della Londra più facoltosa. Pistola ero io e adesso non potrei più esserlo per via degli anni che mi separano da lui. Tutta l'opera di Perriera, scritta in un sontuoso rincorrersi di eleganti battute, parla della memoria e del passato. Ecco allora il senso della mia emozione di ieri. Mi vedevo sul palcoscenico come in un sogno ad occhi aperti, sentivo di appartenere ancora a quei metri quadrati di legno che sono il mondo dell'attore. Eppure erano solo i miei occhi a vedere, il mio corpo sedeva in una delle poltrone della platea. Magicamente le battute ritornavano alla memoria, i visi dei vecchi compagni di scena si fondevano con gli attori di oggi e tutto il gioco teatrale dispensato sul palcoscenico diventava parte di me. Un pezzo di quel Kean sono io e la memoria mi ha accarezzato l'animo.

giovedì 14 gennaio 2016

Sandro Dieli attore, regista, autore: Il padre del mimo moderno è Etienne Decroux. Lo s...

Sandro Dieli attore, regista, autore:
Il padre del mimo moderno è Etienne Decroux. Lo s...
: Il padre del mimo moderno è Etienne Decroux.  Lo sapevi? Non sono in molti a conoscere Etienne Decroux . Eppure senza di lui il t...

Il padre del mimo moderno è Etienne Decroux. 
Lo sapevi?

Non sono in molti a conoscere Etienne Decroux. Eppure senza di lui il teatro occidentale non sarebbe stato lo stesso. Non avremmo avuto i suoi allievi Jean-Louis Barrault, Jacques Lecoq, Marcel Marceau. Non avremmo avuto il totale ribaltamento del corpo dell'attore rispetto ai canoni dell'ottocento e saremmo rimasti agli svolazzamenti delle braccia che tanto odiava. In realtà, senza di lui non avremmo avuto Grotowski e il corpo atletico e solitario, forse ci saremmo persi Kantor, Fo, Strehler. Lo so, sto esagerando e mai nessuno potrà dimostrare cosa sarebbe accaduto al teatro se la genialità di Decroux non fosse apparsa ad illuminare la scena parigina. Esagero per contrastare l'altrettanto esagerato oblio che circonda ormai la sua figura. Un oblio del pubblico, cosa comprensibile, ma soprattutto degli attori e registi che si muovono sui palcoscenici, ignari del fondamentale insegnamento del maestro francese. Esagero ancora, allora. Senza Etienne Decroux nessun attore, mimo, clown, performer riuscirebbe a muoversi e forse il teatro sarebbe morto. Ma Etienne Decroux  è nato, vissuto a lungo e il teatro è ancora vivo e vegeto.

mercoledì 13 gennaio 2016

LSU di A. Pizzullo Regia Sandro Dieli con S. Goezi, S. Blandeburgo, A. P...





Con tre splendide attrici e la mia regia
Cosa ho imparato da Bob Wilson

Sono passati molti anni ormai da quando ho fatto l'ultimo spettacolo con la regia del grande maestro del teatro Bob Wilson. Era il 2004 e mi trovavo a Merida, in Spagna. Il teatro in cui presentavamo lo spettacolo "Persefone" era bellissimo, incombente. Migliaia di spettatori per otto repliche. 
Non sono sicuro di aver capito a quel tempo che la mia vita stava cambiando e che molte cose non sarebbero state più le stesse. Una di queste era che non avrei più visto Bob Wilson fino ad oggi. Non so se lo rivedrò e non so cosa potrei dirgli se lo vedessi. Certamente gli direi grazie e gli confesserei che solo ora ho cominciato a capire l'importanza del suo genio, la forza delle sue immagini e la potenza dei suoi gesti. Solo ora capisco. Ora che sento il suo teatro lontano e vicino. Lontano abbastanza per vederlo e vicino abbastanza per sentirlo nelle mie creazioni. Nascosto, invisibile agli altri, ma presente come mai. Con lui ho girato il mondo e non ho avuto il tempo di dirgli grazie. Thanks Bob


giovedì 7 gennaio 2016

Trailer Teatro d'Appartamento

Lungo le arterie del mondo di Sandro Dieli

Alcune scene da Le Metamorfosi di e con Sandro Dieli

Sandro Dieli in Perbacco - Stanze al Genio

Piccola presentazione di Teatro d'Appartamento


Teatro e mandala.

Si tratta di una banalità, lo so, ma vale la pena ripeterla: il teatro esiste solamente nel momento in cui si fa. Come direbbero quelli dotti, hic et nunc, qui e adesso. Si tratta di un rito che vive nel momento e che in altro tempo o altro luogo si annulla. Tutto ciò serva allo spettatore pigro e potenziale dell'evento teatrale per fargli capire quanto sia importante cogliere l'occasione, partecipare al rito. Nell'epoca della condivisione immediata e della riproducibilità, il teatro vive e muore nell'attimo stesso in cui si fa. Un momento prima dello spettacolo e un momento dopo non esiste. Dovete essere lì al momento giusto. Il godimento è nell'effimero. 

lunedì 4 gennaio 2016


Ecco cosa NON è Teatro d'Appartamento

La triste e crudele frase di una spettatrice citata in una intervista all'attore e regista Massimo Popolizio su Dramma.it. Che la salvezza del teatro italiano sia nel ritorno al teatro?

"Grazie per non avere fatto uno spettacolo con gli uomini sui tacchi a spillo". Una spettatrice fuori dal camerino di Massimo Popolizio si complimenta e ringrazia dopo avere assistito a Il prezzo di Arthur Miller, di cui l'attore è anche regista.

Meditate gente, meditate.

www.teatrodappartamento.com   teatrodappartamento@gmail.com

domenica 3 gennaio 2016

Il nuovo anno di Teatro d'Appartamento

Teatro d'Appartamento è un progetto che vive nella realtà seguendo l'andamento dei tempi. Le proposte teatrali si adattano ai luoghi e alla gente offrendo così un inversione totale rispetto all'esperienza che il pubblico vive normalmente. Il teatro di prossimità coinvolge tutti i sensi. Per questo ci piace dire che con noi il pubblico respira la stessa aria degli attori.
Da alcuni mesi abbiamo cominciato a lavorare nelle scuole e per gli studenti. Alcune centinaia di ragazzi a Palermo e a Barcellona hanno visto Le Metamorfosi e hanno discusso di miti e teatro. Un grande successo. Anche per il cuore.
Per tutto ciò riteniamo che Teatro d'Appartamento abbia una lunga vita davanti a sé e un bel passato pieno di felicità.
teatrodappartamento@gmail.com   www.teatrodappartamento.com

BUON ANNO DA TEATRO D'APPARTAMENTO!