mercoledì 27 gennaio 2016

Il teatro e la scuola, rapporto facile?


Mi capita da tanto, ma specialmente negli ultimi tempi con le "Le Metamorfosi" di Ovidio, di fare spettacoli nelle scuole per un pubblico di studenti. Il primo dubbio che mi prende ogni volta è quanto questi ragazzi siano davvero interessati al teatro e quanto invece li spinga il desiderio di non andare a scuola per una qualsiasi attività alternativa. Vogliono davvero il teatro? La risposta è: no, non vogliono il teatro, ma potrebbero volerlo. Devo riconoscere che il lavoro dei professori per preparare i ragazzi agli spettacoli è davvero encomiabile, ma tutto ciò che si può dire prima a proposito della esperienza che li aspetta non ha niente a che vedere con ciò che vivono durante e dopo avere assistito alla messa in scena. Alla fine di ogni spettacolo gli occhi dei ragazzi hanno un'altra luce, sembrano abbagliati dalla bellezza dell'evento artistico, sentono per la prima volta che il bello li affascina. Per quello che attiene alla mia esperienza, gli studenti di tutte le scuole sono potenziali fruitori felici di teatro, ma non lo sanno. Non lo sanno prima!
Il teatro di prossimità affascina.
Come convincere uno studente che non è mai andato a teatro a provare per la prima volta questa esperienza? Di certo, un ruolo fondamentale è ricoperto dai professori che hanno il compito di convincere, forse costringere i ragazzi. Vi è però un altro aspetto dirimente: la scelta dello spettacolo adatto. Fino a quando ci saranno professori che useranno il teatro (ma anche la lettura, il cinema, l'arte ecc.) come arma impropria contro i loro alunni, questi ultimi avranno tutto il diritto di non farselo piacere. Il teatro deve smettere quell'aria di trasandata intelligenza che piace tanto ai colti e prendere per mano il pubblico dei più giovani per accompagnarlo verso di sé, carezzarlo e colpirlo se necessario, sicuramente parlare una lingua che possono comprendere e accettare. Quando parlo di lingua non intendo ovviamente solo la parola, ma tutti quegli aspetti che fanno del teatro una esperienza indimenticabile. I corpi, i respiri, l'empatia, l'irripetibilità. Per questo motivo ritengo che un teatro che si avvicini anche fisicamente al pubblico sia il più adatto ai giovani. Bisogna che gli studenti imparino a respirare la stessa aria degli attori, bisogna impregnarli dei loro aliti e sudori, farli appassionare ai loro muscoli. Nella prossimità c'è una buona percentuale di riuscita. In questo modo sapranno amare anche Ovidio e le sue "Metamorfosi", a patto che gli attori siano colti, diretti e normali. Normali come il pubblico. Straordinari come ciascuno spettatore.

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