martedì 26 gennaio 2016

TrailerTeatro d'Appartamento

Due parole su Teatro d'Appartamento

Quando decisi di cominciare la mia avventura di Teatro d'Appartamento, non tutto mi era chiaro. Avevo una intuizione e sapevo che quella maniera di presentare uno spettacolo aveva un senso profondo, ma come si sarebbe sviluppato il tutto, non riuscivo ancora a vederlo con la chiarezza di adesso. Sapevo, per esempio, che era necessario un cambio radicale nel paradigma classico del rapporto attore-spettatore e sapevo che quest'ultimo doveva assumere un ruolo più concreto. Sapevo che alla fine dello spettacolo la compagnia doveva rimanere a mangiare e bere col pubblico affinché l'energia e l'emozione dello spettacolo non svanisse con la chiusura del sipario (un modo di dire, in nessuna casa ho trovato un sipario!). Tutto ciò mi era chiaro, altro molto meno. Ci volle tempo, infatti, perché realizzassi la semplice constatazione che si stava sbloccando la voglia nascosta di cultura che c'è in molta gente. Una sorta di crowdfunding culturale dove non è in gioco il denaro, ma il desiderio del pubblico di agire sul prodotto teatrale non solo con l'acquisto di un biglietto, ma con un gesto concreto. Immaginate quanto voglia di cambiamento presuppone il fatto che un padrone di casa inviti i propri amici per vedere e parlare di arte e cultura piuttosto che solo per farsi un bicchiere in compagnia. Tutto ciò a patto che questa gente esista davvero! Di fatto la mia scommessa era nell'avere intuito che moltissime persone avevano davvero voglia di partecipare ad un evento culturale senza che questo venisse filtrato da una istituzione pubblica o privata che fosse. Credetemi, c'è un'infinità di gente che desidera riappropriarsi del teatro e di farlo diventare qualcosa di vicino a loro. Teatro d'Appartamento è teatro di prossimità.
Mi piace dire che con Teatro d'Appartamento lo spettatore respira la stessa aria dell'attore.
Quando portai il mio progetto a Barcellona, sentii che quella intuizione aveva trovato un'altra casa accogliente e mi dedicai alla creazione di una compagnia. L'inizio fu sfolgorante! In due anni abbiamo fatto circa 200 spettacoli tra Palermo e la Spagna. Il marchio TdA divenne famoso e molti mezzi di comunicazione cominciarono a parlare di noi (rassegna stampa). Cosa potevo volere di più? In realtà il progetto, proprio per la sua natura, ha un carattere molto fluido e per questo dovetti imparare a muovermi con l'onda di un mare sempre in movimento. TdA è diventato molte cose e molte altre diventerà. 
Cosa ho imparato da Teatro d'Appartamento?
TdA mi ha reso e mi rende felice per vari motivi. Innanzitutto mi ha permesso di conoscere moltissime persone e mi ha consentito di sfatare una mia pessimistica sensazione sulla società attuale. Esiste molta gente che ancora crede nei valori della comunità, della cultura e dell'altruismo. Non è altruismo puro regalare teatro ai propri amici aprendo la casa agli attori? Poi c'è un aspetto più tecnico che riguarda me e il mio essere attore e regista. TdA, con la sua prossimità spietata al pubblico, è una scuola teatrale come mai avrei immaginato. Ogni dettaglio si amplifica e tutto deve essere controllato maniacalmente. Eppure non bisogna mai essere attori artefatti. No, bisogna rispettare quella prossimità che rende l'evento unico. Un mix di tensione e rilassamento che mi è ritornato utilissimo col pubblico dei più giovani e delle scuole. 
Come dico alla fine di uno dei miei spettacoli, "Lungo le arterie del mondo", il Teatro (d'Appartamento), mi rende felice.
Un ringraziamento speciale a tutti coloro che tra l'Italia e la Spagna mi hanno permesso tutto ciò!

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